Siamo ormai a meno di quattro giorni dall’attesissima serata delle Fanove, la notte più “calda” di Castellana.
E come sempre, mai nessuna festa castellanese trova il beneplacito indiscusso del meteo. C’è sempre da stare in allerta, da verificare ansiosamente l’evoluzione di una perturbazione, o comunque da stare con il fiato sospeso fino all’ultimo sperando che nulla possa turbare il buon esito dell’evento. Per il popolo festaiolo castellanese «Mai una gioia!» – come spesso si dice oggi riassumendo con un’espressione da social i momenti di piccole o grandi delusioni.
Non sarà da meno anche quest’anno. Difatti, lo schema barico che si prefigura per il prossimo weekend ‒ dopo una tre giorni di sole quasi indiscusso (da domani a venerdì) ‒ vedrà il crollo dei geopotenziali in quota, con l’avanzata di un ramo del Vortice polare e l’attivazione al suolo di un minimo depressionario sul Tirreno attorno al quale ruoteranno i sistemi perturbati.
Nonostante manchino ancora diverse conferme da parte dei modelli matematici, specie sulle tempistiche del peggioramento atteso da sabato pomeriggio, il quadro previsionale per l’11 e soprattutto il 12 gennaio prossimi si sta facendo sempre più complesso e fosco.
Proprio la formazione al suolo del minimo di pressione, e in particolare l’esatta sua collocazione geografica e i conseguenti effetti che tale nucleo di maltempo produrrà, sono all’origine delle incertezze che al momento insistono sulla previsione del momento clou dei festeggiamenti: l’accensione delle Fanove attorno alle ore 19.
Difatti, se per domenica 12 sperare in un ritardo nell’attivazione del maltempo che possa in qualche modo salvare processione ed eventi collegati alla festa patronale sta divenendo, di ora in ora, una pura fantasia, per sabato sera, al contrario, le speranze di salvarci per il rotto della cuffia ci sono ancora. Lo affermano il modello americano GFS e quello canadese GEM, mentre ormai non ci credono più né il modello di riferimento di Meteo Castellana, ICON-EU, che trova una soluzione intermedia ponendo l’inizio delle piogge dalle 22 circa, né i modelli “Europe Swiss Standard” del Gruppo Kachelmann, che proprio nelle emissioni modellistiche tra i 4 e gli 8 giorni trovano solitamente le loro migliori performance. Non ne parliamo poi se ci riferissimo soltanto all’europeo ECMWF, quasi sempre capace di trovare il bandolo della matassa in intricatissime configurazioni bariche, anche se spesso troppo “generoso” nel prevedere precipitazioni. Così generoso, tuttavia, che nell’emissione della corsa serale odierna del modello deterministico finisce per rifilarci più di 7 mm. per sabato sera e oltre 10 per domenica. Insomma, da spegnere qualsiasi lumicino di speranza.
Ma bando al pessimismo. Quante volte anche i più performanti modelli si sono sbagliati nell’individuare i quantitativi di pioggia che realmente cadono sul nostro territorio? Molte volte, oggettivamente troppe.
La vera via di fuga in questa situazione, infatti, più che nel credere ad un ribaltone dell’ultim’ora, sta nella speranza che quel maledetto minimo di pressione resti, senza approfondirsi più di tanto, lontano dalle nostre terre e sia capace al massimo di bagnare il Salento o il Tarantino, senza giungere sull’Adriatico. È successo altre volte. La vera speranza, a dati comparati di questa sera, resta per ora solo quella.