L’ondata di freddo dei giorni scorsi ha quanto meno lasciato una traccia. La notte scorsa è risultata sin qui la più fredda di questa particolare stagione invernale, con valori sottozero per più di quattro ore e con un picco minimo di -0.8 poco prima delle 5 del mattino (il valore più basso dell’inverno 2020-21, almeno finora).
Da oggi si passa ad una nuova fase meteo, che sarà largamente ascrivibile ad un periodo tardo-invernale, caratterizzato tanto da una forte anomalia pressoria di segno positivo (presenza di alte pressioni) quanto da termiche superiori alle medie del periodo di almeno un paio di gradi.
In sintesi, perciò, ci aspetta un’ultima parte di febbraio molto dissonante rispetto a quanto ci si aspetterebbe da quello che, in molte occasioni nel passato, è stato per il nostro settore il mese più freddo e crudo dell’anno.
Significa che l’inverno è finito?
Non lo possiamo sapere. Difatti, la gran parte delle previsioni stagionali, le uniche che potrebbero delineare una tendenza, hanno avuto – e continuano ad avere – risultati insoddisfacenti, fallendo a più riprese il tentativo di offrire una proiezione armonica di quel che potrebbe accadere.
Non ci resta che attendere, sapendo tuttavia sin d’ora che appare assai improbabile che da fine febbraio possa prendere avvio una fase, seppur embrionale, della primavera, senza che vi sia almeno una o più occasioni (magari ai primi di marzo?) in cui le zampate invernali (i cosiddetti colpi di coda) tornino a “graffiare”. Sotto questo profilo la supposizione, oltre che basata sull’esperienza e sugli andamenti tipici dei periodi di passaggio tra inverno e primavera, trova altresì il supporto anche dell’autorevole (oltre che mediamente più performante ed attendibile) centro europeo di calcolo delle previsioni ECMWF, che nell’analisi sotto riportata (relativa al “Multiparameter outlook – Extended range forecast”, con validità 1-7 marzo 2021) evidenzia come esista un sufficiente margine di affidabilità per ritenere che la riproposizione di un cuneo anticiclonico atlantico, in nuova progressione verso il nord Europa, possa poi consentire al Vortice Polare di presentare nuove minacce fredde in direzione dell’Europa orientale o balcanica con possibile coinvolgimento anche del nostro versante adriatico. Vedremo, tuttavia, solo in seguito se questa proiezione a così lunga scadenza possa trovare davvero un seguito e rappresentare effettivamente un ipotetico ritorno dell’inverno, attualmente neppure individuabile dalle carte deterministiche dei principali modelli matematici anche a due settimane di distanza previsionale.