Dati climatici e statistici di Castellana Grotte

Il clima di Castellana e dintorni

Castellana Grotte è un comune italiano di quasi 20.000 abitanti della Città Metropolitana di Bari in Puglia. Situata sull’altopiano calcareo “Le Murge” nella Terra dei Trulli e delle Grotte, è conosciuta soprattutto per il complesso carsico delle Grotte di Castellana.

Il clima della porzione centrale della regione pugliese, in cui Castellana è pienamente ricompresa, varia in relazione alla posizione geografica e alle quote altimetriche, ma nel complesso si tratta di un clima mediterraneo caratterizzato da estati calde e poco piovose ed inverni non eccessivamente freddi e mediamente piovosi, con abbondanza di precipitazioni durante la stagione autunnale.

Le temperature medie e gli estremi termici

La temperatura media annuale (media tra minime e massime) per Castellana Grotte è di 15.42°C. Le medie estive sono comprese fra i 25°C ed i 31°C, ma spesso si superano ampiamente i 35°C, specie tra la seconda metà di giugno e la prima decade di agosto, con punte di oltre 40°C nelle giornate più torride. Le medie invernali sono comprese tra i 5 e i 10°C, ma non mancano giorni, specie durante la seconda parte dell’inverno, con temperature medie inferiori ai 5°C. La temperatura massima più alta che si sia mai misurata è stata di 44.2°C (25 giugno 1982), mentre la più bassa è stata di -7°C (3 gennaio 1979.

L’anno più caldo è stato il 2018, mentre il più freddo il 1976; il mese più caldo è stato luglio 2021, mentre il più freddo febbraio 1965.

I dati meteo statistici più significativi

La piovosità media e gli estremi pluviometrici

Le precipitazioni medie annue sono generalmente comprese fra 500 e 700 mm. annui; per Castellana la media annuale è precisamente di 648 mm. Ad una forte variabilità spaziale delle precipitazioni, legata all’esposizione orografica delle diverse aree della parte centrale della regione, si associa, in ogni singola microarea, una marcata variabilità del totale annuo registrato per le singole stazioni, come spesso accade nei climi mediterranei.

Nel nostro comparto, difatti, alle precipitazioni diffuse apportate dalle perturbazioni atlantiche prevalgono le precipitazioni di tipo convettivo, che spesso risultano puntuali e perciò circoscritte nello spazio e nel tempo, variando dunque enormemente tra zone anche molto vicine tra loro.

Le precipitazioni che interessano il settore centrale della Puglia, e che contribuiscono maggiormente all’accumulo pluviometrico (utile anche alla ricostituzione della falda acquifera), sono legate in prevalenza al maltempo causato da depressioni in formazione sul basso Tirreno o sullo Ionio, che convogliano aria più fredda da nord o da est in grado di interagire con masse d’aria più calda ed umida di origine africana, o basso-mediterranea, causando piogge anche copiose e talora persistenti.

Il record annuale di piovosità massima appartiene al 2005 con un totale di 937 mm., mentre quello minimo al 1989 con soli 369 mm. Il record mensile di piovosità massima si è verificato nel settembre 2006 con ben 322 mm. di pioggia cumulata, mentre il record mensile di piovosità minima (fatti salvi i mesi compresi tra maggio e ottobre, che spesso hanno totalizzato 0 mm. accumulati) è di aprile 1949 con 1 mm. di cumulata. Infine, il record giornaliero di piovosità massima si è verificato il 25 agosto 1968 (addirittura 185.8 mm. di cumulata in un solo giorno!) e fu, purtroppo, la causa principale di quel che accadde nei giorni successivi.

Largo Porta Grande e il difficile rapporto di Castellana con il deflusso delle acque

Largo Portagrande costituisce il punto più depresso topograficamente all’interno della conca carsica di Castellana. Verso tale settore confluiscono le acque di pioggia che alimentano il locale sistema di lame, valli carsiche a carattere torrentizio, asciutte per gran parte dell’anno, ma che, in occasione di eventi intensi di pioggia, possono trasportare anche ingenti quantitativi di acqua. L’ubicazione di Largo Portagrande è stata all’origine di numerosi eventi alluvionali che hanno interessato la nostra cittadina, soprattutto nei periodi di espansione urbana a cavallo tra Ottocento e Novecento. La chiusura di numerosi inghiottitoi naturali presenti in zona, nonché la copertura con asfalto della rete stradale e la costruzione di edifici, hanno concorso a far sì che le acque piovane non trovassero più le vie di opportuna infiltrazione nel sottosuolo e andassero ad allagare la parte bassa della conca, producendo talora disastrose alluvioni, con formazione di un esteso lago.

Castellana e le alluvioni

La zona di Largo Portagrande presenta evidenze di pericoli tipici degli ambienti carsici, tra cui gli sprofondamenti, come quello che il 14 settembre 1968 (seguito da un altro occorso nel gennaio 1969) provocò la parziale distruzione, e la necessaria demolizione, di una palazzina al margine occidentale della conca carsica di Largo Portagrande. In quell’evento storico solo per fortuna non vi furono vittime.

In passato, Castellana ha vissuto numerosi eventi meteorologici estremi, primi fra tutti le alluvioni. La più datata e, secondo alcune documentazioni, la più intensa e nefasta fu l’alluvione del 1674, che causò oltre un centinaio di vittime. Ve ne furono altre negli anni successivi essenzialmente causate dall’eccessivo disboscamento e dalla mancanza di opere di canalizzazione dell’acqua.

Un’altra tragica alluvione è datata 1° novembre 1784. Essa causò 9 vittime. Dopo quell’episodio, ci fu una serie di ben 11 eventi di piena dal 1853 al 1905; tra questi il più tragico fu l’evento del 26 novembre 1896, che determinò la morte di 4 persone, causò la formazione di un lago di altezza pari a 5,40 m. e rese inagibili circa 600 case (SGOBBA, 1896; VITERBO, 1913, 1972; OROFINO, 1990; PACE & SAVINO, 1995; CE.RI.CA., 1996).

A seguito di tali ripetuti eventi, furono intraprese azioni ed interventi volti alla mitigazione del rischio idraulico tentando di sfruttare alcune delle cavità naturali presenti nei dintorni. Già nel 1865 l’ingresso delle Gravinelle, un pozzo della profondità di 40 m., era stato ampliato a tal fine, creando una doppia bocca di ingresso, ma l’intervento non era apparso risolutivo e un ulteriore progetto venne ideato, ma non portato a termine per mancanza di fondi da parte dell’Amministrazione Comunale. Successivamente, dopo l’alluvione del 1896, si passò ad altro progetto, questa volta su finanziamenti statali. Ancora una volta, però, la realizzazione dovette essere rimandata, a causa del catastrofico terremoto di Messina del 1909, che catalizzò la pressoché totalità dei finanziamenti governativi. Si dovette pertanto attendere il 1911 per avviare i lavori, che vennero completati nell’arco di due anni.

Furono realizzati una galleria artificiale, il cosiddetto Canalone, posto a profondità di circa 10 m, che collegava le Gravinelle al margine sud di Largo Portagrande alla Grave di San Jacopo, altra cavità naturale posta sul lato opposto. La realizzazione di tali opere di ingegneria idraulica contribuì a mitigare gli effetti negativi degli eventi di piena, che provocarono, negli anni successivi, danni e disagi certamente di minore entità.

L’ultimo fenomeno estremo verificatosi: il nubifragio del 16 settembre 2006

In quel giorno di metà settembre lo sprofondamento verso il Mediterraneo centro-occidentale di un’area depressionaria ricolma di aria più fresca ed umida interagì pesantemente con aria calda tardo-estiva ancora presente sulla penisola italiana e si attivarono forti contrasti, che diedero vita a precipitazioni localmente molto intense a prevalente carattere di nubifragio. Ne risultò pienamente colpita la Puglia centrale, ed in modo particolare il quadrilatero compreso tra Castellana, Putignano, Gioia del Colle e Casamassima. Sulla nostra cittadina caddero in una sola ora 45 millimetri di pioggia, in tre 74, in sei ore ben 88 mm. Il 16 settembre, unitamente all’altra giornata piovosissima di quel mese, il 26 settembre, originarono il mese più piovoso in assoluto su Castellana, con 322 mm. di cumulata mensile totale.

La particolare concentrazione di fattori, tra i quali lo scontro tra masse d’aria diversa estrazione, una forte curvatura ciclonica delle correnti passante proprio per il nostro settore, atta ad elevare al massimo la vorticità positiva dell’aria e a generare forti moti ascensionali, e la spinta del ramo ascendente del Jet Stream si combinarono per scatenare una giornata molto particolare sul nostro territorio, della quale le testimonianze fotografiche di seguito riportate ne danno ampio risalto.

Gli altri fenomeni atmosferici: la neve

Passando invece alla meteora “neve”, le nevicate sulla Murgia barese sono eventi non particolarmente frequenti, ma neppure così sporadici, come si potrebbe supporre date le nostre latitudini mediterranee. Negli anni non sono di certo mancate occasioni in cui la neve si sia presentata anche in abbondanza, specie in caso di eventi perturbati generati dalla retrogressione di masse d’aria molto fredde di estrazione artico-russa, che interagiscono con aree depressionarie intense tra Ionio ed Egeo. Celeberrima, la nevicata del 1956, ma non possono di certo non prendersi in considerazione quelle di altri anni, come il 1987, il 1993 e il 2014, così come meglio dettagliato nel reportage edito da Meteo Castellana.

I temporali e la grandine

Altro fenomeno, che molto appassiona ma che spesso incute anche timore, è il temporale. I temporali sul comparto centrale pugliese sono eventi relativamente frequenti durante il semestre caldo e si associano prevalentemente all’espansione verticale di nubi cumuliformi ad evoluzione diurna (temporali di calore), che si sviluppano sulle aree più interne della regione, o sulle aree adiacenti l’Appenino meridionale, e che sono in grado di raggiungere l’entroterra pugliese, rivolto all’Adriatico, specie in caso di correnti in quota occidentali o sud-occidentali.

Più rari, ma più intensi, sono i temporali che raggiungono il comparto centrale e meridionale della Murgia barese e che si sviluppano sul Golfo di Taranto. Tali fenomeni, caricati dell’energia catturata dalle calde acque marittime, possono talora risultare persistenti e piuttosto violenti, specie se si formano dal processo termodinamico di autorigenerazione tipico delle cosiddette “supercelle” temporalesche (temporali autorigeneranti).

Le grandinate sono, per nostra fortuna, un evento piuttosto raro sul comparto basso-murgiano e di eventi disastrosi, specie in termini di danni all’agricoltura, se ne ricordano non molti sul nostro territorio. Il fenomeno è comunque prodotto da celle temporalesche particolarmente sviluppate in altezza con forti moti ascensionali che producono l’ingrossamento dei chicchi di grandine.

La nebbia

La nebbia è un fenomeno piuttosto raro, ma tra autunno e inverno, pur non acquisendo quasi mai carattere di persistenza, essa può comunque interessare il comparto basso-murgiano soprattutto in caso di stasi anticicloniche prolungate. Molto più frequente, invece, è il fenomeno delle nubi basse mattutine (dovute al sollevamento degli strati umidi che si accumulano durante le ore fredde notturne), specie in caso di debole componente settentrionale delle correnti nei bassi strati, che convogliano masse di aria umida dal mare verso l’entroterra.

Il vento

Infine, la ventilazione sulla Murgia barese presenta un carattere piuttosto vivace, rappresentando una mitigazione del caldo nei giorni estivi particolarmente torridi, ma anche un’accentuazione del freddo invernale, specie in caso di afflussi d’aria fredda dalla Regione balcanica. Particolarmente sgradevoli si rivelano le intense sciroccate che annunciano l’arrivo di depressioni da ovest e che spesso sono accompagnate da sabbia in sospensione nell’aria, così come anche i forti venti di Maestrale, che seguono il transito di perturbazioni atlantiche di una certa intensità. Il Libeccio, il vento proveniente da sud-ovest e che si presenta spesso con carattere favonico, specie quando è intenso assume una notevole influenza sul clima del comparto pugliese centrale, soprattutto lungo le aree poste sul pendio che collega le alture della Murgia di Sud-est alle aree costiere del Barese e del Brindisino. Qui, la sua discesa di altitudine (dalle alture murgiane fino alle coste della Puglia centrale) provoca un effetto di compressione dell’aria in grado di produrre conseguenze sensibili sul fattore termo-igrometrico locale: aumenta vistosamente la temperatura e cade verticalmente il tasso di umidità relativa dell’aria. Vengono attribuiti agli effetti concomitanti (unitamente alle bolle d’aria calda di matrice subtropicale in risalita dall’Africa durante l’estate) di questo vento (che in dialetto locale viene denominato “Scurciacrôp”) i numerosi picchi di caldo torrido occorsi negli anni sul nostro comparto.

Il terribile “Downburst” del 2 agosto 1985

E per ultimo, a proposito di venti, va ricordata quell’occasione, per fortuna unica nel corso degli ultimi 40 anni, in cui anche sul nostro comparto il vento ha assunto un’estremizzazione tale da causare paura e ingenti danni. Si tratta del temibile Downburst occorso il 2 agosto 1985, che scatenò l’inferno dal Tavoliere delle Puglie all’alto Salento spazzando anche il nostro territorio con estrema violenza. In quell’occasione molte delle luminarie della festa patronale di Putignano furono completamente divelte dalla forza del vento.

Molti ricordano questo evento come una classica “tromba d’aria”, ma in realtà fu proprio un Downburst, che si differenzia dalla prima, o da un tornado, perché mentre il Downburst s’irradia divergendo da un punto centrale del fronte temporalesco per impattare al suolo con raffiche di vento discendenti molto violente, il tornado tende invece, coi suoi venti rotanti, a far convergere l’aria verso un punto centrale assumendo la classica forma a spirale o ad imbuto.

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