Lacuna barica perdurante, da cosa dipende? Quando ne usciremo?

La situazione attuale a scala europea e la causa del maltempo sull’Italia

L’Italia resta inglobata in una sorta di lacuna barica prodotta da uno stallo della configurazione generale dell’atmosfera. La causa è da attribuire al cavo d’onda depressionario quasi stazionario che s’interpone tra due figure di alta pressione, una ad ovest, l’Anticiclone delle Azzorre, una ad est dell’Europa, l’Anticiclone russo. Al centro un’ampia conca depressionaria, diretta emanazione del Vortice polare, all’interno della quale continuano ad affluire masse d’aria di diversa estrazione. Dal lato sinistro (ad ovest della depressione) affluiscono correnti fresche ed umide di provenienza nord Atlantica, dal lato destro (ad est della depressione) sono richiamate correnti più calde che si avvitano e vanno a confluire al centro della bassa pressione, la stessa che da giorni provoca insistenti ed intense precipitazioni, in modo particolare sulle aree che per ragioni orografiche (la conformazione del territorio e la disposizione delle aree montuose) si ritrovano esposte (sopravvento) alla circolazione depressionaria e all’azione di sollevamento forzato dell’aria (convezione) in grado di produrre ingenti precipitazioni che si accaniscono sempre sulle medesime zone.

Come si nota dalla carta sopra riportata, l’afflusso in risalita da est/sud-est lungo il medio e alto Adriatico espone proprio l’Emilia-Romagna nella peggiore delle posizioni possibile rispetto al maltempo e alle sue conseguenze in termini di fenomenologia di tipo alluvionale. L’aria caldo-umida si carica di ulteriore umidità nel suo passaggio sul mare e, piegando poi verso ovest, rientra sulla Regione e si ritrova dinanzi come ostacolo l’Appennino tosco-emiliano. Sulle aree di maggior impatto (coste e primi contrafforti montuosi esposti ad est) si concentrano i maggiori quantitativi di pioggia. Ecco il motivo dell’allarme maltempo e del suo preoccupante perdurare.

Nulla di strano, tuttavia, e nulla di eccezionale, soprattutto se si pensa che situazioni di questo tipo si sono presentate nel corso dei secoli decine e decine di volte con le stesse modalità e le medesime caratteristiche. Qui i cambiamenti climatici non c’entrano assolutamente nulla. Situazioni di blocco analoghe se ne sono viste tantissime, anche di segno opposto con situazioni di stallo anticiclonico e di totale e lunga assenza delle precipitazioni.

Certo, ora la situazione è resa ancor più grave dal ruscellamento delle acque, ossia dall’incapacità delle stesse di penetrare in profondità sia perché è stata superata la capacità di infiltrazione sia per l’impermeabilità del terreno causata da un lungo periodo siccitoso durante il quale l’indurimento della superficie della terra ha finito per impedire un normale assorbimento delle acque piovane.

Se a ciò si aggiunge poi l’incuria di determinati aree, soprattutto fluviali, con deposito di materiale che impedisce il normale deflusso delle acque, ecco che il disastro non solo si palesa facilmente ma diviene purtroppo inevitabile.

Cosa accade da noi

Quanto al nostro pezzetto di territorio, in questo momento la Puglia è protetta dalla medesima catena appenninica che penalizza invece regioni quali l’Emilia-Romagna, le Marche e la Campania. Difatti, con la presenza del minimo barico sul centro Italia, la nostra regione si ritrova sottovento alla circolazione e risente solo di disturbi limitati nello spazio e nel tempo.

Nonostante ciò, l’estrema instabilità atmosferica non esclude che soprattutto durante le ore più calde del giorno (quando il contributo di calore dal basso è più forte e massiccio) si formino dei cumulonembi, che con una certa agevolezza finiscono per degenerare in temporali.

È quello che capiterà probabilmente questo pomeriggio, con la Puglia centrale in pole position rispetto all’eventualità di fenomeni temporaleschi, e domani pomeriggio, ma limitatamente a settori regionali, quali il Salento occidentale e l’Alto Tarantino.

L’evoluzione meteo

La situazione meteo migliorerà decisamente e un po’ ovunque tra domani sera e venerdì, ma lo spostamento dell’asse della saccatura più ad ovest e il suo allungamento fino al Maghreb finiranno per scatenare, già nel giro di 48/60 ore, una risposta afro-mediterranea particolarmente infida, che metterà ancora l’Italia a soqquadro sotto il profilo meteo, soprattutto nel weekend.

Entro venerdì (vedi carta sopra) si andrà formando, difatti, una complessa struttura depressionaria, che apporterà un intenso peggioramento su molte aree del Paese, ma che per le stesse ragioni orografiche, prima esplicate, andrà a colpire in questo caso soprattutto alcune zone particolarmente esposte al nuovo flusso d’aria instabile. A rischio alluvionale risulteranno in particolare: Piemonte occidentale, Sardegna orientale e Calabria ionica e, come mostra la carta degli accumuli precipitativi fino a domenica, non mancheranno copiose precipitazioni anche sul nostro comparto, con altri 30/40 mm. di pioggia da sommare al già consistente bottino idrologico accumulatosi in questo piovosissimo maggio (vedi probabili accumuli di pioggia in mm. fino a domenica).

Quando ne usciremo?

Non presto, considerato che la lacuna barica, a cui all’inizio s’è fatto riferimento, non accennerà a venir meno, sebbene gradatamente i fenomeni associati a questa particolare configurazione barica diverranno col tempo più isolati e meno frequenti, oltre che limitati perlopiù alle ore più calde della giornata (instabilità termo-convettiva). Gradatamente, anche le temperature tenderanno ad innalzarsi, soprattutto dopo il 23/24 maggio, ma non aspettiamoci un ingresso improvviso e trionfale dell’estate perché al momento va ancora monitorata una nuova minaccia di tempo instabile, che finirebbe per ripristinare condizioni di intensa perturbabilità sull’Italia ad oltranza, probabilmente, seppur a fasi alterne, fino alla prima decade di giugno compresa. Vedremo.

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