L’evento: Stratwarming tra 120 ore. Che cos’è e cosa comporterà. Le sorti dell’Inverno si decidono in questa settimana

L’atmosfera terrestre è l’involucro di gas che riveste il pianeta Terra. Possiede una struttura piuttosto complessa e suddivisa in più strati, chiamati sfere, che dal basso, in ordine di altezza, sono: troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera, ionosfera ed esosfera. I due strati che meteorologicamente hanno maggior interesse al fine di comprendere e studiare l’evoluzione del tempo sono i primi due: la troposfera e la stratosfera.

La troposfera è lo strato in cui si verificano quasi tutti i fenomeni meteorologici ed ha uno spessore variabile a seconda della latitudine: ai poli è spessa mediamente 8 km mentre all’equatore raggiunge i 20 Km. La stratosfera, invece, è lo strato atmosferico che sta al di sopra della troposfera ed arriva ad un’altezza di 50–60 km. Qui avviene un fenomeno chiamato inversione termica: mentre nella troposfera la temperatura diminuisce con l’altezza, nella stratosfera aumenta, fino alla temperatura di 0°C per effetto dell’ozono, che assorbe la maggior parte delle radiazioni solari ultraviolette.

Accade solitamente ogni inverno che a causa di immissioni di aria calda dalla troposfera verso l’alto (per effetto di onde planetarie) o per un surriscaldamento da parte del Sole (su questo tema sono ancora diversi i dubbi da parte degli scienziati), la stratosfera subisca un rialzo di temperatura anche molto consistente ed anomalo, che è alla base di due possibili conseguenze a seconda della sua intensità. Nel caso si tratti di un surriscaldamento di media entità si può registrare un dislocamento (cosiddetto “displacement”) del Vortice Polare Stratosferico (VPS), ossia uno spostamento dalla sua sede originaria dell’immenso Vortice depressionario che avvolge con le sue spira la calotta polare boreale ad alta quota; in caso di abnorme surriscaldamento (si parla anche di oltre 60°C in una settimana!), può accadere che il VPS si scinda in due lobi (cosiddetto “split” o bilobazione). Tale trambusto in stratosfera è all’origine di un’inversione del flusso delle correnti stratosferiche, con venti che anziché spirare da ovest verso est, invertono la loro direzione, spirando da est verso ovest.

Questo è ciò che accade in stratosfera, ben lontano da quel che accade invece sui nostri cieli (in troposfera).

Ma allora, perché ciò dovrebbe avere conseguenze anche sul tempo che fa e di cui noi tutti ne percepiamo gli effetti?

Anche sotto questo profilo la scienza non è ancora concorde nell’automatismo secondo cui ciò che accade in stratosfera si ripercuota, tale e quale, anche più in basso, ossia in troposfera, ove le amate/odiate carte meteo sondano le onde depressionarie e i cunei anticiclonici responsabili rispettivamente di maltempo e freddo o di bel tempo e caldo. Ciononostante, diversi studi concordano nel ritenere che può accadere che in determinate circostanze lo sconquasso che si verifica nei piani superiori dell’atmosfera abbia poi dei riflessi anche in quelli inferiori.

Se ciò accadesse, è evidente che lo split del VPS avrebbe una rispondenza anche sul Vortice Polare di nostro diretto interesse, ossia sulla trottola depressionaria che gestisce le operazioni del freddo del General Inverno sull’emisfero boreale.

Solo un discorso teorico?

Ovviamente, non a caso si è pensato di prevedere in questo articolo una prima parte dedicata esclusivamente alla disquisizione teorica del fenomeno, proponendo un po’ di didattica meteo sull’argomento. Difatti, è da giorni che in ambito meteo non si fa che parlare di quel che sotto questo profilo sarebbe potuto accadere tra il 10 e il 13 febbraio prossimi in stratosfera. Ora però che la situazione è sostanzialmente data per acclarata, è arrivato il momento di parlarne in modo esaustivo, enunciando dettagliatamente ciò che determinerebbe in concreto il fenomeno dello “Stratwarming”, ossia del surriscaldamento anomalo della stratosfera, che le carte a 10 hPa (quota stratosferica situata a circa 30.000 metri di altitudine) ormai attestano, a 4/5 giorni di distanza dall’evento, con probabilità elevatissime.

Ecco la situazione prevista

Le carte di tutti i centri meteorologici mondiali annunciano un intenso riscaldamento previsto in stratosfera, che porterà le temperature a salire in pochi giorni di oltre 30°C!

10hpa_north_pole_temperature

Con quali conseguenze?

La conseguenza sarà proprio lo split del Vortice Polare Stratosferico con associata sua bilobazione: un lobo in viaggio verso il nord America ed uno in discesa dal comparto russo-siberiano verso il cuore dell’Europa orientale e in possibile successiva propagazione verso il Mediterraneo. Al centro, proprio sul Polo Nord, un immenso anticiclone a testimoniare la suddivisione in due della trottola gelida stratosferica.

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Qui tuttavia si fermano le certezze, poiché il passaggio da quel che accade ai “piani alti” rispetto a quel che potrebbe accadere nei “piani bassi” (che ci riguardano più da vicino) della nostra atmosfera non è ancora contemplato dalle carte meteorologiche usuali, quelle che delineano in concreto i movimenti delle diverse aree di bassa e di alta pressione che ci interessano per davvero.

Solo un problema di tempo o anche un problema di mancata connessione tra stratosfera e troposfera?

Ah saperlo! Qui casca l’asino e iniziano solo le ipotesi. Almeno tre tra i peggiori inverni dell’emisfero boreale nell’ultimo secolo (1929, 1963, 1985, ma non il peggiore di tutti, il 1956) sono partiti proprio da un evento di Stratwarming di simile o più rilevante portata, poi trasferitosi dalla stratosfera alla troposfera, ma vi sono state anche altre situazioni simili restate invece confinate a quei piani alti, senza riscontri sui piani isobarici inferiori.

Solo tra qualche giorno inizieremo a capire se quello Stratwarming e l’associato split del VPS produrranno effetti altrettanto importanti anche in troposfera, fattispecie che avrebbe come conseguenza anche qui sì la scissione ma quella del Vortice Polare Troposferico in un lobo nord-americano e, per quel che più impatterebbe sul nostro settore, in un lobo eurasiatico in movimento proprio verso il Mediterraneo. Uno scenario del genere comporterebbe la genesi di un afflusso di correnti gelide di origine artico-continentale in scorrimento, con moto retrogrado, sull’Europa orientale con probabile obiettivo l’Italia.

È bene tuttavia ribadirlo ancora: tutto quel che concerne il livello troposferico resta al momento ancora un’ipotesi di scuola, da oggi appena abbozzata solo su alcuni cluster perturbatori del modello americano (i famosi “Spaghetti” di cui abbiamo parlato venerdì), non entrati ancora nelle corse ufficiali del modello neppure a lungo termine, se non nell’ultimo run GFS (ore 12 del 6 febbraio).

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Non ci resta pertanto che aspettare… Solo i prossimi aggiornamenti modellistici potranno dar fiato alla speranza di coloro che, seppur in extremis, vorrebbero vedere in azione gli strali del General Inverno, oppure a coloro che, per la verità un po’ egoisticamente, auspicherebbero che la primavera fosse già ai nastri di partenza, soffocando così ogni possibilità di sincronizzazione della stagione meteorologica fattuale con quella astronomica.

 

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