Il nostro settore sta per entrare nel campo di influenza di quel che ormai appare a tutti gli effetti un TLC (Tropical Like Cyclones). Anche nel Mediterraneo – mare caldo, specie tra agosto e settembre – possono difatti formarsi dei veri e propri cicloni simili a quelli più rinomati che coinvolgono in questo periodo le aree tropicali e che, a seconda dei diversi luoghi in cui si formano vengono denominati “cicloni” (Oceano Indiano), o “uragani” (Oceano Atlantico, Golfo del Messico, Caraibi, Oceano Pacifico orientale), oppure “tifoni” (Pacifico occidentale, Sud-Est asiatico, Giappone).
Sebbene sul Mediterraneo questo tipo di fenomeno termo-convettivo sia ben più raro e meno potente dei suoi “parenti meteorologici” tropicali, il meccanismo di formazione, la sua struttura e talvolta anche i suoi effetti possono essere assimilabili a quelli delle intense tempeste dei mari più caldi del nostro pianeta, rappresentando così una delle insidie meteorologiche più pericolose anche per le zone temperate, unitamente ai tornado e ai sistemi convettivi temporaleschi a mesoscala.
Uno dei più potenti TLC che ha investito direttamente il nostro settore nel corso degli ultimi decenni è stato il ciclone mediterraneo “Marco” nell’ottobre del 2005. Esso provocò danni e vittime, il deragliamento del treno Eurostar Taranto-Milano e l’alluvione di Cassano.
Su Castellana in 24 ore, tra il 22 e il 23 ottobre di quell’anno, caddero ben 94 mm. di pioggia.
Le caratteristiche e la formazione di un TLC
I “cicloni mediterranei” si caratterizzano per la presenza di un occhio, privo di nubi, ben delimitato, di venti particolarmente intensi e di precipitazioni che spesso assumono carattere di tipo alluvionale.
Morfologicamente, essi sono individuabili, attraverso le immagini satellitari o – per gli occhi più esperti – dalle carte meteorologiche, per la struttura a spirale delle nubi con occhio molto ben delineato e persistente, circondato da una muraglia di nubi torreggianti e per il loro “core caldo”. Diversamente dai soliti sistemi depressionari che si sviluppano alle medio-alte latitudini in seno alle correnti occidentali e alle relative ondulazioni atmosferiche e la cui ciclogenesi è l’instabilità baroclina, ossia la destabilizzazione delle onde atmosferiche ad opera di masse d’aria dalle caratteristiche differenti, la ciclogenesi dei TLC mediterranei è invece di tipo barotropico. In sostanza, essi crescono in potenza prelevando l’energia cinetica dal calore del mare e la convezione esplosiva che ne deriva sprigiona ulteriore calore (calore latente di condensazione), che alimenta ulteriormente la struttura incattivendola talvolta fino alla forza di uragano (in questo caso i TLC divengono “Medicane” (“Mediterranean hurricanes”, ovvero uragani mediterranei.
Le differenze tra un TLC ed un normale ciclone extratropicale
Così, se il classico ciclone extratropicale che interessa le nostre latitudini vede il nucleo ciclonico ricolmo in quota di aria fredda, essendosi generato in seno al vortice polare, la peculiarità di un TLC sta nella predominanza dei flussi convettivi di calore sensibile (aria calda) e latente (aria umida) in ingresso nel vortice ciclonico rispetto alle altre correnti, riempendo quest’ultimo di aria calda e molto umida che innesca il processo di “autoalimentazione”, tipico dei cicloni tropicali.
Come negli uragani, nei cicloni o nei tifoni (diverse denominazioni, ma unico medesimo fenomeno), anche nei TLC i venti possono superare i 130/150 km/h e le precipitazioni possono risultare persistenti ed abbondanti, assumendo prevalentemente carattere temporalesco o di rovescio, addirittura fino ad un’intensità massima di 500 mm/h! Il diametro massimo dei cicloni mediterranei è di 200-400 km. La durata temporale è molto variabile, ma in genere è limitata a un paio di giorni.
Dalla teoria alla realtà
Oggi, 16 settembre, quel che sin qui è stato descritto in termini magari fin troppo tecnici e teorici, sta effettivamente accadendo nella realtà ed esattamente sul Golfo della Sirte. Sul Mediterraneo centrale, tra Sicilia e Libia, è difatti in formazione un intenso Tropical Like Cyclones agevolato nella sua formazione dalle acque calde (più calde del normale, con temperature superficiali fino a 28°C) del Mare Nostrum.
Cassilda verso la Grecia?
Il TLC, ben visibile dalle immagini a corredo di questo articolo, è già stato ribattezzato “Cassilda” e preoccupa non poco le autorità del Peloponneso, ove con ogni probabilità impatterà il violento ciclone mediterraneo, che alcuni modelli matematici stimano possa spirare con venti ben oltre i 150 Km/h e arrecare piogge alluvionali con quantitativi pluviometrici talora superiori ai 200 mm.!
Gli effetti in Italia
Anche il comparto ionico della nostra penisola, in particolar modo quello di Sicilia e Calabria, ne è – e ne sarà – interessato, sebbene più marginalmente e con effetti più blandi.
Al momento i principali modelli matematici prevedono che, giunto sullo Ionio meridionale, il TLC Cassilda devierà, secondo la configurazione barica esistente e la Forza di Coriolis verso est, puntando sulla Grecia e lasciando le acque territoriali italiane, ma un fenomeno come questo mantiene pur sempre e sino all’ultimo una sua relativa imprevedibilità, tale da suggerire di mantenere alta l’allerta, almeno per quel che riguarda i settori ionici di Sicilia, Calabria e Basilicata.
Ancor più marginali, ma comunque presenti, saranno gli effetti invece sulla Puglia, ove, a parte un significativo aumento (domani) della nuvolosità e (venerdì) della ventilazione, non si attendono ulteriori complicazioni.
Pertanto, se domani il cielo si presenterà spesso solcato da nubi stratificate e si avrà un leggero calo delle temperature, sapremo che sarà l’effetto dell’avvicinamento del ciclone mediterraneo Cassilda, così come, se per venerdì i venti di Maestrale accelereranno moderatamente, sarà proprio per la forza attrattiva del medesimo TLC, che transiterà lungo il tratto di mare che separa l’Italia dalla Grecia.
Insomma, per questa volta possiamo starcene tranquilli e osservare la potenza della Natura a qualche centinaio di chilometri da casa.