Non tutti gli Stratwarming fanno centro e l’Inverno sembra già al capolinea

Ricordate il famigerato Stratwarming? È il forte ed anomalo surriscaldamento dell’aria oltre il Circolo Polare Artico ad altitudine stratosferica, ossia nella porzione dell’atmosfera ricompresa mediamente tra i 12 e i 50 Km di altitudine.

Ora, chi avesse bisogno di un piccolo ripasso, ecco il link a cui far riferimento per scoprire quel che si scrisse sullo Stratwarming il 17 febbraio scorso, relativamente alle eventuali conseguenze che tale surriscaldamento avrebbe potuto avere sul tempo che più ci riguarda da vicino. Nello specifico, in quell’occasione si sottolineò come tale surriscaldamento avrebbe potuto scatenare la “dislocazione” (cosiddetto “displacement”) del Vortice polare, ossia un sommovimento dell’area ciclonica permanente del Polo nord dalla sua sede naturale verso altre aree. Nel medesimo articolo si tenne a precisare, tuttavia, anche che quel che sarebbe potuto succedere in stratosfera non automaticamente dovesse ripercuotersi anche in troposfera (cioè nella porzione che più ci interessa per l’evoluzione meteo concreta) e che anche qualora ciò fosse avvenuto, l’ulteriore analisi da vagliare successivamente sarebbe dovuta essere quella relativa al “dove” il Vortice polare (“dislocato” rispetto alla sua sede naturale) potesse geograficamente dirigersi.

Ebbene, ora siamo a quest’ultima fase.

Dopo lo Stratwarming avvenuto in stratosfera, anche in troposfera si sono effettivamente registrate delle conseguenze, ed è in atto un evidente displacement del Vortice polare, con la figura barica regnante nel periodo invernale sulla calotta artica che si è diretta non verso sud, come avrebbe potuto fare, ma verso ovest/sud-ovest, ossia in direzione del settore centro-settentrionale del nostro continente.

E’ chiara nell’animazione della carta delle anomalie pressorie a 500 hPa la direzione che prende il Vortice Polare (area colorata dal blu al viola) nel suo discostarsi dalla sua sede naturale. L’Italia è totalmente fuori dalle sue mire

In sintesi, perciò, Italia totalmente fuori dai giochi invernali di maggior rilievo e con conseguenze, peraltro, quasi diametralmente opposte rispetto a quel che in teoria ci sarebbe potuto capitare se, bloccatosi il flusso atlantico, sul fronte orientale di una grande alta pressione distesa da nord a sud sul settore occidentale europeo, il Vortice polare avesse avuto un corridoio preferenziale nord-sud.

Non solo niente freddo, quindi, ma anche una progressione di tempo via via meno inclemente, più stabile e gradatamente più caldo. Difatti, quell’immensa ghiacciaia che si sta riversando oltralpe, oltre a non impattare in alcun modo sull’Italia, non farà altro che agganciarsi al Flusso Atlantico attivando, più a sud, ossia alle latitudini mediterranee, un flusso poco o per niente ondulato di correnti occidentali, che altro non determineranno se non situazioni che imporranno all’evoluzione meteo di avere delle connotazioni pienamente ascrivili ad un chiaro e significativo anticipo di primavera.

In sostanza, perciò, Inverno finito?

Sembrerebbe proprio di sì, anche se – dev’essere ben chiaro – Primavera non significherà di certo in questa fase tempo costantemente buono e temperature invariabilmente miti. Quelle sarebbero caratteristiche di maggio inoltrato, e per giungere a tali caratteristiche meteo-climatiche di tempo ce ne vorrà ancora un bel po’. Quel che si prospetta nel breve e medio termine è certamente un inverno totalmente latitante, un tipo di tempo variabile con alternanza di schiarite ed annuvolamenti, con sparute e temporanee occasioni per qualche piovasco in un contesto di temperature superiori alle medie, che forse nei giorni centrali della settimana (e probabilmente nel corso della prossima settimana) faranno avvicinare sempre più i valori termici massimi alla fatidica e “primaverilissima” soglia dei 20°C.

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